PER I MARTIRI DI PIAZZALE LORETO

Ed era l’alba, poi tutto fu fermo
la città, il cielo, il fiato del giorno.
Restarono i carnefici soltanto
vivi davanti ai morti.

Era silenzio l’urlo del mattino,
silenzio il cielo ferito:
un silenzio di case, di Milano.

Restarono bruttati anche di sole,
sporchi di luce e l’uno all’altro odiosi,
gli assassini venduti alla paura.

Era l’alba, e dove fu lavoro,
ove il piazzale era la gioia accesa
della città migrante alle sue luci
da sera a sera, ove lo stesso strido
dei tram era saluto al giorno, al fresco
viso dei vivi, vollero il massacro
perché Milano avesse alla sua soglia
confusi tutti in uno stesso sangue
i suoi figli promessi e il vecchio cuore
forte e ridesto stretto come un pugno.

Ebbi il mio cuore ed anche il vostro cuore
il cuore di mia madre e dei miei figli,
di tutti i vivi uccisi in un istante
per quei morti mostrati lungo il giorno
alla luce d’estate, a un temporale
di nuvole roventi. Attesi il male
come un fuoco fulmineo, come l’acqua
scrosciante di vittoria; udii il tuono
d’un popolo ridesto dalle tombe.

Io vidi il nuovo giorno che a Loreto
sovra la rossa barricata i morti
saliranno per i primi, ancora in tuta
e col petto discinto, ancora vivi
di sangue e di ragioni. Ed ogni giorno,
ogni ora eterna brucia a questo fuoco,
ogni alba ha il petto offeso da quel piombo
degli innocenti fulminati al muro.

Alfonso Gatto
(da Il capo sulla neve. Liriche della Resistenza, Milano 1946)

La banda del Gobbo

Un piccolo estratto de La banda del Gobbo, una storia di resistenza, una storia per ricordarci il valore della Liberazione. Una rivisitazione a cavallo tra il teatro online, il teatro da casa, il non teatro. Buona festa, buon 25 aprile. Emiliano Valente

Spettacolo di Emiliano Valente

“Una questione d’identità” di Ludovica Milano.

Testo tratto dal diario di bordo di un soggiorno di ricerca nel Nordest brasiliano.

Perché la Resistenza è policentrica, transcontinentale, e riguarda ogni lotta contro l’oppressione, in ogni luogo e in ogni epoca.
Per non lasciare che si dimentichi che è solo grazie all’autorganizzazione, alla lotta per i diritti, alla coscienza di sé come membro di una comunità, che gli Olhos d’agua dos Pires del mondo possono trasformarsi in Olhos d’agua dos Negros (o di qualunque altro gruppo che si vorrebbe relegato per sempre alla subalternità)


Musica: Toque de Angola e “Navio balança trazendo esperança”, Mestre Bigodinho & Mestre Jaguara] Montaggio: Simone Retattino